Le more di gelso rosse e bianche da maggio fino all’estate inoltrata, le ciliegie e le amarene a giugno, le ramassin a luglio, i fichi e l’uva fragola ad agosto e settembre, i cachi quando esplode l’autunno. Ecco alcuni dei frutti di stagione che riempiono i nostri giardini e farciscono le vostre prime colazioni a San Damian: i risvegli qui condensano il sapore ciclico di varietà che hanno viaggiato i continenti per impiantarsi in Liguria. Il gusto dolce e antico delle ramassin arriva dal mondo arabo, qui diffuso grazie ai monaci benedettini. Le more di gelso provengono dall’Asia, in Liguria ampiamente utilizzate per la produzione dei bachi da seta. Mentre i fichi con la loro carnosità afrodisiaca, tanto decantata dai Romani, giunsero dal Medioriente.
Alla frutta accostiamo noci, mandorle e nocciole, yogurt e latte, cannella e carote, farine integrali, farine di farro e amalgama del tutto l’olio di taggiasca di nostra produzione. Torte e crostate sono impastate mattina dopo mattina, permettendoci di dedicare una particolare cura alle intolleranze alimentari e offrendovi la possibilità di scegliere gli impasti secondo le vostre esigenze.

Le nostre piante semi-selvatiche non ricevono trattamenti e i frutti che
gusterete sono trasformati con il più rispettoso tra i processi di
lavorazione della frutta: la composta. Questa tecnica di conservazione
assicura la massima concentrazione di frutta e l’assenza di additivi, di
cui gradito pegno è la conservazione breve e la necessità di
assaporarla presto. Poco saccarosio, bollitura veloce, a voi il sapore
della frutta matura che ha in sé tutto lo zucchero necessario per
donarsi nella sua dolcezza originaria, senza nulla aggiungere: per noi
la composta sintetizza la scelta di fornirvi il gusto del tempo
presente.
Take your time significa anche questo: scegliere
conservazioni brevi che rispettino la ciclicità del frutteto, impastare
ogni giorno il necessario per la colazione e condire le vostre mattine
di sapori freschi. Ecco il segreto con cui riempiamo i ciambelloni e la
magia di cui guarniamo le crostate, con l’invito a concedersi la
perfezione di ciò che è maturo nel tempo presente.